La Viceministra: “Servono sacrifici, ma che bella giornata”
Fatti grandi sforzi, ma stavi inadeguati. Ora investimenti con fondi Ue. L’intervista.
E’ stata una bella giornata, assicura la Viceministra dell’Istruzione, Anna Ascani.
Sarà anche stata una bella giornata, ma molte ragazze e ragazzi al termine delle lezioni ci hanno invece confessato il loro smarrimento e la loro tristezza.
«Mi sembra strano che abbiano risposto così. Stamattina sono stata a Milano dove ho incontrato tanti bambini felici e a Vo’ per l’inaugurazione dell’anno scolastico ho visto tanto entusiasmo. E’ evidente che si tratta di un anno particolare, che dovremmo convivere con il virus e bisogna andare a scuola in modo diverso. Tutto questo può essere triste ma tutto sommato resta una bella giornata. Ai ragazzi rispondo ringraziandoli per i loro sacrifici e assicurando che tutto questo sarà un grande insegnamento».
Troppe scuole non erano pronte, forse il 14 settembre non era la data giusta.
«Nessuno nega le criticità. Era giusto però ripartire senza rinvii. Il Paese ha bisogno della sua scuola e la scuola italiana ha sempre dimostrato grandi capacità di adattamento: ce la farà».
La scuola ce la farà ma i ritardi sono sotto gli occhi di tutti. Si poteva fare di più?
«Credo che la struttura del commissario straordinario abbia fatto uno sforzo gigantesco. Tutto si può fare meglio ma, mai come stavolta, il meglio è nemico del bene».
Quanto tempo impiegherà il sistema scolastico per entrare in regime e funzionare in pieno?
«Molte scuole stanno già funzionando, credo che con la consegna degli ultimi arredi si entrerà a regime».
Quindi a fine ottobre in base alle date fornite dal commissario Arcuri?
«Non entro in quella tempistica, mi fido di quello che dice il commissario. So però che in tante scuole tutto sta funzionando».
L’anno inizia con un terzo degli insegnati annunciati e un numero enorme di supplenti.
«Si tratta di una criticità storica. E’ importante aver sistematizzato a livello di Paese la discussione sulla scuola anche sul personale, è una buona occasione che dovremo ora saper cogliere riprendendo anche il discorso sul Fit, la formazione iniziale a tirocinio, che Bussetti aveva cancellato quando era ministro».
Che cosa avete imparato come Governo ora che questo periodo si è chiuso e si deve guardare al futuro?
«Abbiamo imparato che il sistema Paese ha un problema di spazi perché molti di quelli attualmente disponibili non sono adeguati né per gli studenti né per la didattica. Sono necessari investimenti in edilizia scolastica che riusciremo a fare attraverso le risorse del Recovery Fund. Abbiamo capito che è necessario cancellare il gap esistente a livello di tecnologie tra le scuole e sarà necessario un investimento strutturale per portare la connessione ovunque, su questo abbiamo già investito 400 milioni. Abbiamo poi capito che parlare di organico non è una questione da addetti ai lavori ma che è necessario investire nella scuola perché questo vuol dire sostenere i più fragili».
E’ un programma ambizioso. Che percentuale del Recovery Fund intendete investire?
«L’istruzione sarà fra gli assi portanti, il Governo ci sta lavorando ma non è il momento di dare percentuali».