Doveva essere un partito senza più correnti, il Pd di Elly Schlein. E invece, a sette mesi dalle primarie, sta per nascerne una nuova di zecca: quella degli ex lettiani che, dopo aver sostenuto Stefano Bonaccini al congresso, si sono trasferiti sotto le insegne della nuova segretaria. Il battesimo avverrà oggi a Iseo: a officiarlo, due fedelissimi del precedente leader dem, Anna Ascani e Marco Meloni. Insieme a Matteo Mauri, Beatrice Lorenzin e Antonio Nicita.
Onorevole Ascani, perché avete deciso di strutturarvi in corrente?
“Siamo una rete di una ventina di parlamentari, diversi amministratori tra cui il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai, consiglieri regionali e dirigenti di partito. Quando – dopo l’elezione di Schlein – si è cominciato a discutere sul cambio dei capigruppo in Parlamento alcuni di noi hanno notato una certa la tendenza a congelare il congresso, a farlo proseguire con altri mezzi, come se si volesse giocare il secondo tempo di una partita che si era chiusa con le primarie. Eravamo e siamo convinti che la segretaria debba avere il diritto/dovere di dispiegare la sua iniziativa politica”.
A voler pensare male, avete perso e siete saliti sul carro del vincitore.
“La maggior parte di noi ha sostenuto Bonaccini e lo ha fatto lealmente, ma quando si fa un congresso c’è uno che vince e uno che perde. Una volta finito, si dà tutti una mano. E’ questo lo spirito che ci ha mossi. E ci ha portato a definirci “neo-ulivisti” per richiamare la visione di Italia e di Europa che ha portato il centrosinistra alla guida del Paese, l’apertura alla società che dobbiamo continuare a coltivare, la capacità di esprimere un’azione di governo progressista, ma anche pragmatica, in grado di rappresentare un’alternativa credibile a questa destra”.
Siete quasi tutti ex lettiani, ma il titolare del nome si guarda bene dal partecipare alla vostra kermesse. Come mai?
“Solo alcuni di noi hanno fatto un pezzo di strada con Enrico, altri l’hanno incrociato di recente o per nulla. Letta ora ha un incarico europeo di grande prestigio che richiede una distanza dalle questioni domestiche e, a maggior ragione, dalle questioni di partito: è giusto che stia altrove e debba stare altrove”.
Ma per supportare Schlein c’era bisogno di fondare l’ennesima componente organizzata?
“Noi pensiamo di poter dare un contributo positivo al Partito democratico. Nella due giorni di Iseo faremo una serie di dibattiti tematici su scuola, sanità, ambiente, Europa, economia con molti relatori esterni: la nostra idea è far emergere alcune proposte in grado di caratterizzare l’azione del partito. Alcune, come quella sul salario minimo, sono state già formulate, altre si possono integrare, anche con le nostre”.
Sta dicendo che la piattaforma di Schlein è insufficiente, troppo spostata a sinistra, e voi “moderati” avrete una funzione di bilanciamento?
“No. Dico che il Pd per come è stato pensato è una sintesi di storie, culture politiche e sensibilità diverse. Questa pluralità di voci non deve andare smarrita, altrimenti rischiamo di smarrire le ragioni per cui siamo nati”.
Pensa che la segretaria voglia fare tabula rasa, magari puntando sul fatto che il Pd finora non ha funzionato benissimo?
“Mah non mi pare, anche perché rifiuto l’idea che 16 anni di storia siano tutti da buttare. Credo che chi sta in questo partito dalla fondazione abbia il diritto e pure il dovere di mantenere vivo quel che di buono è stato fatto. Che Schlein voglia rottamare, mi sembra più una narrazione che le si è voluta costruire intorno. Non vedo strappi da parte sua. La maggior parte delle sue proposte erano nel programma elettorale dello scorso anno”.
Lei è nata lettiana, poi è diventata molto renziana, quindi tiepidamente zingarettiana e ora è schleineiana…
“Io sono nel Pd dall’inizio, ho partecipato a tutti i congressi sostenendo l’opzione che mi convinceva di più, dopodiché quando ho perso come quando ho vinto mi sono sempre messa a disposizione del segretario e della mia comunità politica”.
Cosa dovrebbe fare Schlein che ancora non ha fatto?
“Schlein ha dimostrato di saper aprire il PD a chi non ci votava più e a forze nuove. Adesso è importante coniugare il programma con cui ha vinto, che non va tradito, con il pluralismo e la capacità di ascolto. Le piazze e i movimenti ci fanno bene, è importante che si sommino alla nostra storica caratteristica di essere forza di governo”.
Il momento è complicato: i sondaggi languono, Conte vi fa i dispetti, Renzi non ne parliamo. La segretaria ha bisogno di aiuto?
“Io non credo che abbia bisogno di aiuto, il nostro obiettivo è rafforzare la linea del partito di fronte al Paese. Noi vogliamo contribuire in questo. Giocando con un attacco a più punte: c’è la segretaria, ma ci sono anche altri dirigenti, uomini e donne, che aiutano. Mi piacerebbe che non si vedesse più un Pd fatto di tanti Pd, quanti sono i distinguo che spuntano ogni giorno, ma fatto di più persone che lavorano insieme per migliorare la vita dei cittadini e contrastare questa destra. E’ l’unico modo per tenere vivo un partito che nasce da storie differenti”.