Così, parte una manifestazione di interesse da parte della Camera stessa aperta a università e centri di ricerca per l’individuazione di possibili applicazioni utili ai lavori di Montecitorio. In questi mesi sono arrivati 28 progetti provenienti da 15 realtà. E la scorsa settimana ne sono stati selezionati tre. Il primo si chiama
Legislab ed è stato sviluppato dal Politecnico di Milano e dall’Istituto Einaudi. Destinato agli uffici della Camera, è una piattaforma per l’analisi della legislazione italiana e di supporto per il monitoraggio delle leggi. Ai parlamentari è rivolto invece
GenAI4Lex, sviluppato da un consorzio di università (Alma Mater, Luiss, Cnr, Università di Torino): è uno strumento per l’ideazione e stesura dei testi legislativi, l’analisi degli emendamenti e dei riferimenti normativi, e la valutazione di
compliance del testo rispetto al quadro normativo esistente. Infine è pensato per i cittadini il terzo progetto,
DepuChat, sviluppato dall’Università Roma 3 e dall’Università di Firenze. Si tratta di un chatbot che attraverso l’intelligenza artificiale generativa permette di scandagliare dati e informazioni custoditi nei siti della Camera per fornire risposte alle domande relative all’attività dei loro rappresentanti in Parlamento.
Vicepresidente Ascani, ci spiega le ragioni di questo progetto?
“Ci siamo resi conto dell’importanza e della rivoluzione che rappresenta l’intelligenza artificiale. Soprattutto dopo le audizioni che abbiamo avuto nei mesi scorsi con le grandi aziende tecnologiche e i viaggi che abbiamo compiuto, con una delegazione del Comitato per l’attività di documentazione della Camera dei Deputati, in Silicon Valley. La convinzione che ne è nata è che la politica non può affrontare da sola questa sfida e così ci siamo aperti al mondo della ricerca e dell’università”.
“Nel caso dei primi due progetti (Legislab e Genai4lex) ci sono già dei prototipi e quindi a settembre ci incontreremo con i proponenti per capire come integrarli nei lavori parlamentari tenendo ovviamente in considerazione i regolamenti della Camera. Il terzo progetto – DepuChat – è ancora solo un’idea e, vista la delicatezza dell’applicazione, lavoreremo insieme agli sviluppatori per limitare il più possibile errori e allucinazioni. E poi il nostro lavoro non terminerà qui”.
Cioè?
“Porteremo tutto il lavoro che abbiamo fatto per arrivare a questi tre progetti al G7 Parlamenti (che si terrà a Verona dal 5 al 7 settembre prossimi, ndr) per illustrarlo agli altri paesi e terremo viva la rete che si è creata tra i partecipanti e il comitato che ha valutato i prototipi e le idee”.
Vedremo i tre progetti adottati anche al Senato?
“In questi mesi abbiamo sempre tenuti informati i colleghi dell’altra camera ma chiaramente dipenderà da loro se implementare le idee uscite fuori dal nostro percorso”.
Il lavoro che avete fatto è anche frutto dell’impegno di parlamentari di maggioranza e opposizione. Non teme che su temi così cruciali per il futuro dell’Italia e del pianeta – ovvero l’innovazione tecnologica, il digitale e l’intelligenza artificiale – ci sia una scarsa diversa visione del mondo come se non fossero temi importanti come l’immigrazione, l’economia, la sanità, le infrastrutture o la fiscalità?
“Ci sono due aspetti diversi da tenere in considerazione. Il primo riguarda le regole e gli strumenti, come nel caso dei tre progetti che implementeremo alla Camera. In questo caso serve la condivisione più ampia possibile perché quello che stiamo facendo rimarrà come patrimonio di una istituzione. Il secondo aspetto, invece, riguarda la visione politica delle grandi trasformazioni tecnologiche. Su questo credo che oggi ci siano delle differenti visioni. Guardi il caso dell’utilizzo dei dati biometrici a fini di videosorveglianza. Io sono contraria, la maggioranza è favorevole”.
Da settembre in poi sarà anche il tempo dell’implementazione nei paesi membri della UE dell’AI Act, la legge europea sull’intelligenza artificiale. Il Governo vorrebbe che le competenze nazionali vengano affidate a soggetti governativi come l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid). Cosa ne pensa?
“Penso che il Governo non abbia capito cosa c’è scritto nell’AI Act o faccia finta di non capirlo. Nel regolamento dell’Unione europea si parla infatti di istituire un organo indipendente dai governi. Sarebbe sconveniente se un soggetto governativo dovesse essere chiamato a valutare l’operato dell’esecutivo stesso. Ci sarebbe un evidente conflitto di interessi”.
Al di là delle regole, cosa può fare l’Europa per essere competitiva dal punto di vista economico con Stati Uniti e Cina sull’innovazione tecnologica e in particolare sull’intelligenza artificiale?
“Ripartire dai dati e dal settore del cloud, partita che fin qui l’Europa ha subito. Per un mercato importante come il nostro, oltre che per proteggere adeguatamente le nostre cittadine e i nostri cittadini, è fondamentale creare una infrastruttura IT europea ad alta affidabilità e in cui i dati siano al sicuro. È necessario fare il possibile per scongiurare incidenti come quello delle scorse settimane (Crowdstrike, ndr) che ha mandato in tilt alcuni servizi e sistemi informativi europei”.