Di Matteo Marcelli

La deputata del PD nativa della regione: “Il centrosinistra deve rappresentare tutte le sue anime. Quella cattolica ha un forte peso e Proietti ha saputo fare la differenza”

Per Anna Ascani, deputata dem e vicepresidente della Camera, quella umbra è «una lezione di unità» costruita su «progetti concreti». La speranza è che il risultato porti il Pd a «discutere di temi anche a livello nazionale», possibilmente evitando «chiacchiericci e discussioni sterili».

Ascani, il Pd ha ottenuto un ottimo risultato. Gli elettori hanno premiato il nuovo corso targato Elly Schlein?

“Hanno premiato lo sforzo di restare sui temi, di non essere litigiosi, di non alzare i toni, di essere concreti e, a livello umbro, di essere stati promotori di un’alleanza larga, non improvvisata e che ha tenuto insieme tutti. La ricetta è la stessa indicata dalla nostra segretaria, ma applicata al contesto specifico: stare sui temi che interessano alle persone e individuare insieme la figura migliore per rappresentarli. Stefana Proietti, oltre ad aver dimostrato di saper governare, era la figura migliore per questo”.

Proietti è un’esponente cattolica e in Liguria c’è stata una sconfitta dovuta, almeno in parte, all’assenza del centro nella coalizione. C’è ancora posto per un’alleanza progressista che escluda quell’area?

Credo che il centrosinistra debba rappresentare tutte le sue anime. Ogni volta che rinuncia a un pezzo e si divide rischia di perdere. Per vincere bisogna essere uniti e cercare di parlare a tutti gli elettori del centrosinistra. Naturalmente la componente cattolica ha un forte peso per noi, è un dialogo che dobbiamo tenere aperto e in questo Proietti ha saputo fare la differenza, ma senza rinunciare al dialogo con gli altri elettori. È stata la sintesi perfetta del complesso di anime che compongono la nostra comunità.

Quindi, perdoni l’insistenza, l’allargamento al centro è o no una necessità?

Il centro deve starci nel centrosinistra, altrimenti non avrebbe neanche senso chiamarlo così. Dopo di che non lo si fa con le alchimie, le sigle o i simboli, ma sui temi e individuando le persone migliori per rappresentarli.

E come pensate di convincere Conte ad allargarsi anche in quella direzione?

Credo che i numeri e i risultati servano molto di più delle parole. Il percorso che abbiamo fatto in Umbria l’ha convinto. Lì c’erano tutti e lui ha visto che in questo modo si può vincere. Ora, siccome l’obiettivo di tutti i nostri alleati è ridare al Paese un governo di centrosinistra liberandoci di questa destra, è chiaro che per farlo bisogna stare insieme. In Umbria non siamo partiti dai simboli, ma dalle priorità: sanità pubblica, giovani, lavoro e ambiente. A livello nazionale vale la stessa cosa, non a caso sulla sanità pubblica faremo una battaglia comune sulla legge di bilancio, sul salario minimo l’abbiamo già fatta e sull’autonomia differenziata la stiamo facendo.

Insomma, almeno nei temi e nelle battaglie comuni il campo largo c’è già.

L’espressione “campo largo” non mi è mai piaciuta e non l’ho mai usata. Preferisco centrosinistra, che è molto più chiaro per chi ci guarda. Comunque c’è, eccome, e vince.

Vi preoccupa il declino del M5s?

Alle regionali sono sempre stati altalenanti. Ovviamente abbiamo bisogno di alleati forti, perché il Pd non è autosufficiente né vuole esserlo.

L’affluenza però è calata ancora. Non la preoccupa questo?

Certo. La mia più grande paura è che dentro questo astensionismo ci sia anche quello dei giovani. Sarebbe il sintomo di una sfiducia complessiva nei confronti della politica sui temi che i giovani sentono come più rilevanti. Torniamo a parlare di questo, meno gossip e più discussioni di merito sulle ricette che abbiamo per il Paese e che ci differenziano dalla destra.

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