di Carmelo Caruso, Il Foglio, 20 Novembre 2020
La scuola da riaprire in sinergia con i governatori, il rapporto con la ministra Azzolina, cosa non ha funzionato nel tracciamento. Gli Stati Generali organizzati dal Pd per parlare di studenti e conoscenza. Conversazione con la vice dell’Istruzione.
E se facessimo un Tar di soli studenti? Il Tar (e dunque la scuola) salvato dai ragazzini? “Sarebbe un’idea originale, ma non è quello che ci chiedono gli studenti. In questo momento ci stanno chiedendo di essere la priorità del paese e di ritornare a scuola e noi glielo dobbiamo”. Sono le “sorelle scuola”, lei, la viceministra Anna Ascani del Pd, e l’altra, Lucia Azzolina, la ministra del M5s. E’ vero che in nome dell’istruzione in presenza avete smesso di litigare? “La verità è che abbiamo avuto a volte divergenze ma sempre sul merito. Ne abbiamo parlato e con reciproca correttezza. Ho invece sofferto in silenzio quando si voleva far passare l’idea che ci fosse un partito, il mio, il Pd, che voleva chiudere le scuole. Era falso, non era vero”.
La scuola che è stata costretta a chiudere ha due donne che si stanno battendo per riaprirla. E dunque se un giorno la ministra telefona a un governatore per fargli cambiare idea, la vice prova a ragionare sugli ingressi, sui trasporti. Se una alza la voce, l’altra la abbassa perché “ho sempre cercato di ascoltare tutti. E però hanno ragione questi ragazzi che manifestano e che chiedono di tornare in aula. A scuola, in presenza”. Anna Ascani dice allora che il suo desiderio sarebbe quello di parlare il meno possibile. E’ per questo che da mesi non rilascia interviste? “Anche per questo. Ci sono troppi aspiranti virologi in disaccordo fra di loro. Sa qual è il grande guasto di questo tempo? Una confusione di parole. Mi sono dunque detta che era meglio fare la mia parte e parlare di meno. Il mio ruolo era ed è lavorare qui al ministero”. Cosa non ha funzionato? “Il tracciamento, tutto quello che gira intorno alla scuola. Ci sono stati problemi fra Asl e istituti per quanto riguarda la gestione dei casi positivi. E’ inutile nasconderlo. E’ accaduto. Ma perché non chiedete mai cosa ha funzionato?”. Spiega che mai come in questi mesi la scuola “ha lavorato così tanto e bene”. E intende dirigenti, personale scolastico. La scuola è sicura hanno ripetuto il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, il presidente del Css, Franco Locatelli. E volevano dire che alcune chiusure sono forse state la scorciatoia a un problema complesso ma che meritava da parte delle regioni, dei sindaci una capacità d’ascolto che non c’è stata. Dice insomma che lei non cadrà nell’errore di accusare i presidenti di regione che i giornali ogni giorno fanno litigare con il governo “e che io comprendo. Sono in prima linea, devono dare risposte all’aumento dei contagi. Forse anche noi del governo abbiamo sbagliato nel non farci capire”. Pensa dunque che il problema sia stato e sia ancora il metodo. Michele Emiliano, nella sua Puglia, ha spedito “la lavagna” di fronte al Tar. La scuola finirà quindi a processo? La campanella in mano ai giudici? “E’ quello che voglio dire quando parlo di metodo. Il governo aveva dato la possibilità ai governatori di restringere le misure. E non c’è ragione per non credere alle loro preoccupazioni. Ma non sarebbe stato più utile condividerle? Voglio provare a spiegare che la scuola non deve finire nelle mani del Tar. Con il rispetto dei ruoli è possibile trovare la soluzione migliore tutelando sia il diritto alla salute sia quello all’istruzione. E’ possibile”. Esiste il partito del “chiudiamo le scuole”? “Esiste una cultura che ha sempre ritenuto la scuola qualcosa da poter sacrificare. Ed è quello che io, Lucia, e tanti altri, non facciamo altro che ripetere. Chiudere le scuole non è solo una perdita culturale e di competenze. E’ anche una perdita economica. L’ha calcolata l’OCSE ed equivale a un punto e mezzo di Pil. Ne parleremo agli stati generali della scuola del Pd, dal 21 novembre e lo faremo insieme al segretario Nicola Zingaretti, Massimo Recalcati, Michela Marzano, Valeria Parrella, Maurizio De Giovanni, Lorenzo Baglioni”. Anche voi gli Stati Generali e addirittura Recalcati? “A me piace chiamarla ‘La scuola prima di tutto’ come del resto si chiama l’iniziativa”. Ma pure lo psicanalista? “E chi dice che saremo d’accordo con lui su tutto? Magari no. Ma non è bello ascoltare?”. E con Anita, la studentessa che protesta di fronte alla scuola con pc e banco, cosa si fa? “E’ un bel simbolo. Non serve intervistarla fuori dalla scuola ma fare di tutto per riportarla in classe”.