Da lunedì 4 maggio anche le scuole entrano nella fase 2. Limitatamente però ai cantieri per la messa in sicurezza delle aule, che possono ripartire dopo lo stop per l’emergenza coronavirus. Stiamo parlando di oltre 2mila lavori di edilizia scolastica, secondo una ricognizione della viceministra dell’Istruzione, Anna Ascani. Opere piccole e grandi che rientrano in tre diversi filoni di finanziamento e che saranno affiancate dalle misure straordinarie anti-contagio in vista della riapertura generale di settembre, a cui stanno lavorando il ministero e il comitato di 18 esperti insediatosi nei giorni scorsi.
I cantieri che riaprono
La fotografia dei nostri edifici scolastici la conosciamo. E resta in bianco e nero e, nonostante i 10 miliardi stanziati dal 2015 a oggi. Come testimoniano i numeri dell’Unione delle province sulle scuole superiori di loro proprietà: 7.455 edifici, che accolgono 2,6 milioni di alunni suddivisi in 121.171 aule; di questi, il 51% è stato costruito prima del 1976 e solo il 10% dopo il 1998, con un 45% di stabili ubicato in zone ad alto rischio sismico. È in questo contesto vanno calati i lavori che ripartono da oggi. Nel censimento di viale Trastevere, circa 700 cantieri si riferiscono ai mutui Bei per la messa in sicurezza e l’adeguamento alle norme antisismiche (370 milioni autorizzati). A questi se ne aggiungono altri 1.079 (per 800 milioni autorizzati), sempre per adeguamento sismico, che fanno capo però al comma 140 della legge di bilancio 2019. Più altri 480 interventi antincendio (da 57 milioni) che portano il totale delle opere in corso a 2.259 e il loro valore a 1,1 miliardi.
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Gli altri fondi in arrivo
Al Sole 24Ore del Lunedì la viceministra Ascani assicura che non finisce qui. Al netto delle eventuali nuove risorse che potrebbero arrivare dal decreto di maggio, in arrivo ci sono gli 855 milioni (in 5 anni) della legge di bilancio 2020 che possono essere utilizzati per la manutenzione straordinaria e l’efficientamento energetico delle scuole superiori che il ministero dell’Istruzione ripartirà nelle prossime settimane tra Province e Città metropolitane. Ma anche le risorse del Piano 2019 – spiega la viceministra – che «abbiamo stanziato in erogazione diretta: per quanto riguarda la prima tranche di 510 milioni sono in corso le procedure di affidamento dei lavori, mentre nelle prossime settimane autorizzeremo gli interventi per i 320 milioni della seconda tranche. Sappiamo – aggiunge – che non c’è un minuto da perdere e stiamo lavorando in collaborazione con tutti i soggetti coinvolti per far sì che ogni misura per l’edilizia scolastica vada a segno rapidamente».
Il fattore tempo
La rapidità (o meno) con cui i fondi partono dal centro e arrivano in periferia resta cruciale, come conferma il presidente dell’Upi, Michele De Pascale: «A oggi, se non troviamo soluzioni e non introduciamo drastiche misure di semplificazione, rischiamo di veder passare minimo un anno tra lo stanziamento delle risorse e l’apertura dei cantieri. È una priorità che condividiamo con la viceministra e su cui stiamo cercando soluzioni». Un aiuto in tal senso, secondo Ascani, potrebbe arrivare dalla scelta di «mantenere sempre aperti gli applicativi informativi per la rendicontazione e i pagamenti degli interventi di edilizia scolastica» mentre finora gli enti locali avevano a disposizione tre finestre temporali all’anno.
L’esponente dem è consapevole che bisogna «approfittare di questo periodo di sospensione delle attività per andare avanti speditamente» e garantire la riapertura di settembre per tutti gli studenti. «In queste ore stanno riaprendo i cantieri e si sta intervenendo strutturalmente per garantire a ogni studente il diritto allo studio e a una formazione di qualità, che passano anche da ambienti sicuri, sostenibili e decorosi. Io stessa oggi – conclude Ascani – sarò a Scanzorosciate, in provincia di Bergamo, a visitare un cantiere. Stiamo dando un segnale importante alle comunità scolastiche, ma anche al mondo produttivo fortemente colpito da questa emergenza».